Galleggianti per Bolognese

Galleggianti per Bolognese

galleggiante da pesca di qualità

 

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           Galleggianti per Bolognese                                      

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                          ringrazia il nostro carrissimo amico ed esperto di pesca                                                  

            Federico Carlini, per questo articolo e per la sua gentile collaborazione

 

La lenza madre per la pesca con il galleggiante

I fili disponibili al giorno d’oggi per la pesca ricreativa richiederebbero una trattazione piuttosto ampia. Mentre infatti fino a poco tempo fa si usava quasi esclusivamente il monofilo di nylon, da qualche anno sono stati introdotti nuovi prodotti utilizzabili con buoni risultati per specifiche tecniche.

In questa occasione ci concentriamo però sui fili utilizzabili per la costruzione della lenza madre per la pesca a galleggiante con la canna fissa.

La lenza madre è quella porzione di lenza che si connette ad un’estremità con il cimino della canna, porta su di sé il galleggiante e la frazione maggiore della piombatura e si connette quindi, all’estremità inferiore, con il finale, ovvero con la porzione terminale della lenza.

La lenza madre deve sempre avere una sezione e quindi una resistenza superiore rispetto al finale, perché sia proprio questo a cedere in caso di cattura di pesci di grandi dimensioni,  causando la perdita del solo amo e della porzione minore della piombatura. Gli stessi finali, in caso di rottura, si possono facilmente integrare sulla lenza madre rimasta intatta.

Un’accoppiata lenza madre-finale sovradimensionata invece, oltre a provocare un movimento assai poco naturale all’esca in acqua (con l’eventualità, quindi, di non avere abboccate) trasferirebbe tutte le sollecitazioni ed il rischio di eventuali rotture alla canna.

Il sistema canna – lenza madre – finale deve essere quindi tarato in modo da garantire resistenza ed elasticità,  essere in grado di smorzare le fughe dei pesci tutelando allo stesso tempo l’integrità dell’attrezzatura.

Il filo adatto ad assolvere queste funzioni è il classico monofilo in nylon, disponibile in bobine nei negozi di pesca.

Gli elementi principali  da valutare in fase di acquisto ed indicati sulle etichette sono:

  • il diametro, espresso in  centesimi di millimetro (esempio: l’indicazione 0,10 si trova su un filo da 10 centesimi di millimetro; 0,16 su un filo da 16 centesimi di millimetro, ecc..), da cui dipendono visibilità del filo in acqua, naturalezza del movimento dell’esca e naturalmente resistenza alla rottura.
  • la lunghezza (può sembrare un’osservazione banale, ma nei negozi di pesca si trovano spesso affiancate tra di loro bobine di diversa lunghezza: 25 m,  50 m, 100 m, 150 m, ecc.).
  • il carico di rottura espresso in kg, variabile a parità di diametro da produttore a produttore.

Altre caratteristiche che potremo invece valutare solo durante l’utilizzo sono:

  • la tenuta al nodo, ovvero la resistenza alla rottura in presenza di un nodo e la capacita di tenuta, a parità di nodo o legatura, ai cedimenti o agli slittamenti.
  • l’elasticità, ovvero la capacità del filo di allungarsi quando sottoposto a trazione per poi tornare alla lunghezza originaria.
  • la cosiddetta “memoria meccanica”, che consiste nella tendenza del filo a conservare una posizione assunta, per esempio su un telaietto su cui è stato avvolto. Questa caratteristica, rilevante quando si pesca con il mulinello (essendo il filo avvolto sulla bobina e continuamente sottoposto ad avvolgimento e svolgimento) non è particolarmente importante quando si pesca con una canna fissa.

Cosa cercare, quindi, sugli scaffali del nostro negozio?

Il mio consiglio, nel caso in cui si voglia acquistare un unico monofilo da usare per costruire la lenza madre nella maggior parte delle situazioni, è quello di indirizzarsi su bobine di almeno 50 m di nylon con sezione 0,14. I monofili con questo diametro garantiscono carichi di rottura lineari dichiarati intorno ai 2 kg (valori che ovviamente diminuiscono in presenza di nodi e legature) e che permettono di montare finali dello 0,12 o dello 0,10.

Si potranno acquistare in seguito, a seconda dell’esperienza, dell’azione della canna utilizzata, della sezione dei finali che si vorranno montare (che a loro volta dipenderanno dai pesci che si insidieranno e dalle acque in cui si pescherà), anche monofili con sezione 0,12 e 0,16.

Per quanto riguarda la fascia di prezzo e la scelta dello specifico prodotto suggerisco di orientarsi su monofili di prezzo medio, con etichette chiare. Ci sono infatti monofili molto economici con qualità proporzionali al loro costo (bassi carichi di rottura, scarsa elasticità ed insufficiente tenuta al nodo) e ci sono fili molto costosi che decantano caratteristiche eccellenti non sempre riscontrabili in pratica o che, a fronte di ottimi carichi di rottura dichiarati, peccano nelle altre caratteristiche.

 

 

 

www.cannafissa.it diversamente specificato, sono curati da Federico Carlini.

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